La Demenza è una sindrome clinica caratterizzata dalla perdita progressiva delle funzioni cognitive

La Demenza è una sindrome clinica caratterizzata dalla perdita progressiva delle funzioni cognitive di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Il paziente perde progressivamente la capacità di far fronte alle richieste della vita di ogni giorno e non è più in grado di conservare un comportamento sociale adeguato alle circostanze.

Tale patologia è stata definita dal Rapporto OMS e ADI (Alzheimer‟s Disease International) del 2016 “una priorità mondiale di salute pubblica”.
Le stime più recenti a livello internazionale indicano che nel mondo vi sono circa 35,6 milioni di persone affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi.
Il numero di persone con demenza, e principalmente Malattia di Alzheimer, dovrebbe triplicare nei prossimi 40 anni.
In Italia circa 1 milione di persone risulta affetto da demenza e circa 3 milioni sono direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari.

Tra le domande che più spesso mi vengono poste durante una visita vi è questa: “si può prevenire l’insorgenza della demenza”?
Nel 2017 la rivista Lancet ha istituito un gruppo di lavoro (“The Lancet Commission on Dementia Prevention, Intervention and Care”) che ha prodotto un corposo documento  che contiene le più recenti acquisizioni in materia, nella convinzione che “agire adesso sulla prevenzione e sulla gestione della demenza migliorerà la vita e anche la morte delle persone che ne sono affette e anche dei loro familiari, e di conseguenza trasformerà il futuro della società”[1].

Il primo messaggio del documento è tanto incoraggiante quanto inatteso.
“Avendo messo insieme tutte le evidenze, abbiamo calcolato che più di un terzo dei casi di demenza possono essere teoricamente prevenuti”. Larga parte del documento della commissione è dedicata quindi allo studio dei fattori di rischio della demenza, che conduce a queste conclusioni: “I nostri risultati suggeriscono che circa il 35% dei casi di demenza è attribuibile a una combinazione dei seguenti nove fattori di rischio, suddivisi in diverse fasi della vita”:

Primi anni di vita
  • Istruzione, almeno fino a 11-12 anni;

 

Età Matura
  • Ipertensione
  • Obesità
  • Perdita dell’udito

 

Età anziana
  • Depressione
  • Diabete
  • Inattività fisica
  • Fumo
  • Esclusione sociale.

 

L’eliminazione completa dell’apolipoproteina F (ApoF), uno dei principali fattori di rischio genetici della demenza, contribuirebbe in maniera significativa (7%) alla riduzione dell’incidenza”.

Nel 2020 la Commissione del Lancet ha eseguito una revisione di tali dati, esposti nel suo rapporto “Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission”.

Da tale rapporto si evince un’integrazione dei fattori di rischio già identificati. Ai 9 fattori di rischio già identificati ne sono stati aggiunti altri 3: consumo eccessivo di alcol, le lesioni cerebrali traumatiche (Traumatic Brain Injury – TBI) e l’inquinamento atmosferico.

In seguito a nuove revisioni e meta-analisi, la Lancet Commission ha dunque incorporato in un aggiornato “life-course model” 12 fattori di rischio. per la prevenzione della demenza, responsabili di circa il 40% delle demenze mondiali, che potrebbero essere prevenute o ritardate.

Dottoressa Gabriella Galluccio Geriatra Roma